Grammichele
Grammichele Citta Esagonale
L’11 gennaio 1693, Domenica, a ventun’ora ( le attuali ore 14), un terrificante terremoto, durato il tempo di un Miserere, distrusse il Val di Noto, circa un terzo della Sicilia, che a quel ‘epoca era appunto divisa in tre Valli: Val di Mazara, Val di Noto e Val Demone. Intere città come Noto, Modica, Siracusa, Ragusa e Catania furono distrutte e circa il 18% della popolazione censita dell’intera Isola perì, secondo la Relazione al Vicerè (circa 60.000 morti su una popolazione comlessiva di 340.000 anime). La terra si squarciò e inghiottì la gente e gli animali, alcuni fiumi scomparvero altri cambiarono corsi , altri ancore sindorbidirono, l’acqua dolce di certi pozzi diventò salmastra e immense onde sommersero i villaggi costieri. Trentadue Città in tutta la Sicilia furono diroccate in parte e venticinque annientate interamente. La terra si mosse fino a Malta e alle Isole Eolie e anche se particolarmente in Val di Noto il terremoto fu violentissimo, nel Val Demone fu pure abbastanza forte. L’Etna vomito alte colonne di fuoco e crollò parte della sua cima e le acque del mare si allontanarono più volte in certi punti per circa un miglio, per poi tornare, ogni volta impetuose. Occhiolà fu completamente rasa al suolo e non restò in piedi alcuna costruzione. Aveva a quel tempo una popolazione di 2.910 abitanti, di cui 1.516 trovarono la morte fra i crolli e le rovine del catastrofico sisma. I pochi che si salvarono ebbero la fortuna di trovarsi in campagna, perchè il giorno nove di quello stesso mese di venerdì, a quattro ore e mezza di notte ( circa le ore 22 odierne), si era avertita una prima violenta scossa che aveva lesionato alcune abitazione ed avevano per questo preferito abbandonare le case, nel gelido inverno. Subito dopo il sisma cominciò a piovere a dirotto, fra le grida, il terrore, i lamenti e la morte. Nel freddo intenso di quel giorno allucinante, che aveva visto scomparire intere Città dalla faccia della terra sconvolta, come in una narrazione biblica, ebbe inizio una storia nuova, sorta dalle tragiche rovine di un ‘indimenticabile devastazione apocalittica.
Il 18 aprile 1693, sabato, mezzora dopo mezzogiorno, dopo appena tre mesi dal terremoto, Don Carlo Maria Carafa Branciforte, Principe di Butera, della Roccella e del Sacro Romano Impero, grande di Spagna e primo titolo del Regno, murò la prima pietra in testa al primo angolo (la piazzetta destinata ad accogliere il Casinò del Principe mai costruito) della Citta che stava erigendo: Grammichele. Due piastre d’argento erano incastrate nella pietra di fondazione, che portavano l’effige è lo stemma del fondatore, per conservare nelle viscere dell’avvenire il simbolo della volontà che lo creava in quel giorno solenne di primavera, fra suoni di trombe, tamburi, campane e scoppi festosi di bombe. Contemporeaneamente sempre a Grammichele altre cinque pietre con le stesse piastre venivano sotterrate nelle altre cinque Piazze, ad opera del Governatore e dei quattro Giurati. Lo stesso Principe aveva ideato l’originale Pianta esagonale della città di Grammichele, che aveva fatto incidere su lavagna ( ancora conservata in Municipio sul muro delle scale ) dal Frate Michele da Ferla, dei minori osservanti, ottimo architetto, il quale si occupò anche del tracciato del terreno. Il luogo, a circa 2 Km. dalla struttura OCCHIOLA’ , verso Sud, era stato scelto perchè più solido posto su un ridente altopiano, a circa 520 mt. su il livello del mare. Si trattava del Feudo Gran Miceli da cui la nuova città prese il nome dello stesso Principe di Butera. Era più aperto e spazioso è più ricco d’acque potabili. Un’altra ipotesi non trascurabile, potrebbe essere quella molta pratica e realistica di una pianta pensata per una Città da costruire con criteri antisismici ( per l’epoca ), in considerazione della triste esperienze di quello stesso anno. Infatti l’obbligo di costruire pian terreno e massimo primo piano l’esidtenza di molte piazze, la larghezza delle strade e la destinazione del verde aperto degli angoli nell’originale pregettazione fanno proprio pensare a precauzione antisismiche.